Vi allego la recensione che, secondo me, lo descrive al meglio.
Perché essere straordinari quando si può essere (straordinariamente) se stessi?
03.05.2007
26 aprile 2007. Al Teatro Ventaglio Smeraldo di Milano, per l'anteprima mondiale del nuovo spettacolo di Daniel Ezralow , si è riunito un pubblico di affezionati. In scena tre allievi della trasmissione "Amici", Santo, Roberta e Jessica, affiancati da un gruppo di professionisti, Erin, Marcus, Djassi, Tyler, Anthony, Jeremy e Ryan. Il titolo lancia una provocazione: "Why...be extraordinary when you can be yourself?".Sostanzialmente, perché cercare modi complessi e artificiali per sentirsi eccezionali, quando l'unicità sta nella nostra natura? C'é qualcosa di irripetibile nei tratti essenziali di ciascuna persona. I tempi moderni ci spingono invece ad imitare dei modelli omologanti, rimanendo alla periferia di noi stessi, curando l'involucro (l'immagine, i vestiti, il ruolo sociale, il prestigio, i riconoscimenti, i possessi...) e dimenticando il cuore delle cose. Per trovare se stessi bisogna destrutturarsi. Ecco che Ezralow ha scelto di lavorare sull'improvvisazione e sulla storia personale dei danzatori, per portare in scena le idee, i sogni, i progetti, i dolori, i successi, la fatica, le conquiste, l'ironia, le amarezze di chi vive e non si dimentica della vita.
"Non nascondetevi dietro la vostra tecnica: la tecnica non è un fine, ma un mezzo per esprimervi", ama ripetere il coreografo ai suoi interpreti. La danza, come linguaggio universale ed ancestrale, manifesta il fulcro dei movimenti quotidiani, dei gesti più comuni che, se osservati e agiti con presenza, diventano significativi. Il disagio sociale, che oggi molti vivono nelle relazioni, ha come causa proprio lo svuotamento di senso, la mancanza di consapevolezza.
Stimolante, quindi, ciò che ha mosso l'autore, ma non del tutto convincente la traduzione scenica. L'interazione con le video proiezioni contribuisce alle riflessioni sul processo di meccanizzazione dell'uomo, sul suo inarrestabile allontanamento dal centro. La tendenza preoccupante ad incasellare, etichettare e separare, viene tradotta visivamente con una suggestiva struttura a nicchie, dove i protagonisti recitano le loro esistenze solitarie e automatiche. Interessante la scena dei "calcoli", che fornisce i risultati matematici della somma, sottrazione, divisione o moltiplicazione di due o più persone, come se ormai le interazioni tra gli esseri umani producessero solo effetti misurabili e prevedibili. Ottima la chiave ironica del quadro in cui Santo, con grande musicalità, si arrovella sul tappeto di un soggiorno, nel tentativo di ottenere un contatto con la donna provocante seduta di spalle. Questo triste punto di vista sulla società, viene intervallato da spiragli di speranza che purtroppo però banalizzano i contenuti: gli "uomini in serie" che si spogliano di giacca e cravatta, la coppia di innamorati che si ricollega alle origini, l'angelo che vola mosso da un individuo ispirato, i corpi vestiti di rosso che scivolano sul pavimento e si riuniscono in una ritualità di gruppo etc.
La scelta musicale tiene alto il tono energetico: emozionante il momento in cui le parole di Alanis Morissette vengono proiettate sulle linee di confine tra le celle dove stanno relegati i danzatori. Sono frasi di ringraziamento alla vita, che portano l'attenzione su ciò che c'è, piuttosto che su quello che manca, che attivano la fiducia nelle possibilità. Notevole la forza scenica dei danzatori, che si espongono con generosità e stile. Significativa la lunga corsa di metà spettacolo, che li vede uniti e determinati.
1 commento:
Io l'ho visto l'anno scorso a Lugano, é stato stupendo, io adoro la danza, quello però non era danzare! era magnificamente un insieme di piccole farfalle che si muovevano sincronizzandosi e muovnedosi in tutta la loro bellezza!
mi ha ispirato un immensa gioia!
E non finirò mai di complimentarmi con i ragazzi del cast!
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